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Esodo
Video 1’30” – 2011
Esodo è la storia di due amanti, un uomo e una donna che decidono di suicidarsi con i gas di scarico dell’automobile, ma prima di morire hanno avuto un rapporto d’intimità; una storia d’amore tragica come tante se ne vedono al cinema con la differenza però che i protagonisti sono vecchi, lei ha 85 anni lui 80.
Lo sguardo scorre lento sui loro corpi, supera l’ultimo respiro , ci mostra dei volti rilassati e pacifici, privo di dramma sfonda il piano sequenza per mostrarci un vasto panorama naturale dove un gregge di pecore, come nella scena finale di Au hasard Balthazar di Robert Bresson, è pronto ad accogliere i due amanti.
Esodo. Vuoti di segno contro il Leviatano
Se non fosse per il titolo Esodo, che per inciso non è un titolo, avrei potuto far ricorso al famoso precetto di Wittgenstein per il quale “su ciò di cui non si può parlare si deve tacere”. Ma esodo, la parola esodo che rimanda ad una soggettività in movimento, ad una reattività positiva che segna l’evento di rottura dello stato delle cose, che evoca un libero dispiegamento della propria potenza di agire, cosa centra con la storia dei vecchi amanti suicidi? Che relazione ha con la morte? Lo dico subito: quasi nulla. Il quasi va spiegato.
Esodo è forza prima, è consustanziale alla natura umana, segna da cima a fondo la formazione in divenire del soggetto. Oltre ciò cos’è l’esodo se non una pratica, con esiti dolorosi e spesso mortali come ci ricorda quotidianamente quell’enorme cimitero che si chiama Mediterraneo, di liberazione dalle catene della schiavitù, dal lavoro salariato, dal tiranno, un chiamarsi fuori dalle convenzioni culturali, disciplinari e sanitarie, un sottrarsi alla coazione a riprodurre capitale per poche persone che nemmeno si conoscono.
Esodo è prima della rivolta, è sulla linea dell’esodo che si incontrano gli eretici che fanno grande la letteratura, la filosofia, l’arte. I cinici, questi strani filosofi che si incontravano nella Grecia a partire dal IV sec. a.C. , sono indicati da Foucault come la prima forma di esodo in filosofia, non cercavano più la verità per la quale Socrate perse la vita, ma cercavano di vivere nell’autenticità della vita, magari come cani, ma pronti a dire come non stanno le cose in faccia ai potenti. Esodo per Camus è il nome stesso della rivolta. Esodo è rifiuto, esodo è fuga. Moulier Butang nella sua monumentale opera sulla schiavitù, individua nella fuga la strategia comune e riscontrabile attraverso i secoli, di una resistenza alla disciplina del lavoro. Boutang mostra come il rapporto di lavoro salariato si è storicamente costituito come una tecnica normativa attraverso cui il capitale ha cercato di contenere il rifiuto del lavoro e il desiderio di fuga del lavoratore, immobilizzandolo attraverso il contratto. Esodo è il diavolo del capitalismo avanzato, del biocapitalismo, di un sistema di produzione che ha messo all’opera ogni facoltà propriamente umana a partire dalle competenze generiche linguistiche e dalla capacità cooperativa di soggettività diverse. Se biocapitalismo vuol dire esercitare un potere di controllo totale sulla vita essenzialmente attraverso l’uso mistificante del linguaggio che si fa strumento, se questo capitalismo semiotico ha trovato nella nuda vita il segno, la forma della produzione permanente, allora l’ipotesi discutibile ma radicale avanzata nel video, tra i mille piani della realtà immanente, rientra nelle modalità del possibile. Modalità estremamente rischiosa se non fosse altro che riconosce in misura preoccupante il passaggio o la coesistenza di una tanatopolitica al servizio della tanatoeconomia. Il punto fosco, forse anche contraddittorio, che si coglie in esodo dunque è questo: se per esodo si intende una pratica di liberazione da oggetto di produzione a soggetto padrone della propria autodeterminazione, se l’esodo e poi la rivolta si ha la dove il potere è vuoto di segno, cioè di senso, nella situazione raccontata nel video l’exit è l’estremo tentativo di sottrarsi alla dittatura del pensiero unico, privando il proprio corpo di ogni segno utile alla produzione. Vuoti di segno contro il Leviatano. Del resto dai corpi degli amanti non traspare nè dramma tanto meno sofferenza, al contrario nei loro volti possiamo leggere solo serenità, anzi a guardar bene possiamo riconoscere quel sorriso beffardo di chi alla fine l’ha vinta sul tiranno… portandosi via con sè un amore infinito.
Va da se che Esodo, nella forma raccontata nel video, non è una via di fuga percorribile dalle pratiche sociali, tanto meno dalla filosofia, Esodo è solo la proiezione di una condizione estrema, di un “come se” ripetuto all’infinito che solo l’arte, la letteratura e il cinema possono narrare. Occorre vedere nel saluto beffardo di Francesca e Francesco, interpreti del video, quella felicità che vede Camus nel Sisifo che prende coscienza dell’assurdità della vita e della condizione umana. Occorre vedere in Francesca e Francesco la mite e cortese determinazione di Bartleby. Occorre riconoscere il coraggio di Francesca e Francesco di spingersi a guardare oltre la linea dell’esaurimento di Beckett. Cosa abbiano visto è un loro segreto.
Esodo è la storia di due amanti, un uomo e una donna che decidono di suicidarsi con i gas di scarico dell’automobile, ma prima di morire hanno avuto un rapporto d’intimità; una storia d’amore tragica come tante se ne vedono al cinema con la differenza però che i protagonisti sono vecchi, lei ha 85 anni lui 80.
Lo sguardo scorre lento sui loro corpi, supera l’ultimo respiro , ci mostra dei volti rilassati e pacifici, privo di dramma sfonda il piano sequenza per mostrarci […]