Penultimità

Penultimità
2009 admin
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PENULTIMITA’

Girato in pellicola super8. Dvd 1’30”. 2009  –  foto: arazzo Jacquard. cm 200×300

E’ una ripresa prolungata dell’ultima immagine del film Au Hazard Balthazar di Robert Bresson, sono gli ultimi istanti di vita dell’asinello protagonista girati in pellicola super8 e riversato in dvd.
La penultimità è un concetto mutuato da Deleuze che utilizza per cogliere e riscattare la figura dell’esausto che egli individua come centrale e ricorsiva nell’opera di Beckett.
“In lavori come PENULTIMITÀ (2009), NOIA e L’ESAUSTO, Folci mostra quanta potenza di affermazione positiva sia rinvenibile nelle pieghe di ciò che sembrerebbe spalancato su un devastante nichilismo. Si tratta di trovare nelle figure più prossime alla fine la molla più potente per un riscatto positivo.
La PENULTIMITÀ è un concetto che si avvicina alla fine, ma che continua a rimandarla in un processo di ripetizione differente: ancora una volta, non l’ultima, ma la penultima di un’ultima che si è affacciata all’orizzonte come possibilità estrema, ma differita e dislocata. La prospettiva del penultimo, o dell’esausto, mi permette una visione delle cose che non mi indica la fine come soluzione, ma assume la fine come prospettiva attraverso cui generare possibili inizi. L’artista sta esplorando un po’ tutte le famiglie di senso del termine esausto: l’esausto è l’estenuante, l’esaurito, lo sfinente, l’annoiato, il dissolto, il penultimo. Nei suoi ultimi lavori Folci pensa alla fine, ma per dislocarla, per vedere se in ciò che esaurisce il senso vi sia ancora un residuo di potenza, magari la sua stessa sorgente.” (Marta Roberti in: Lavorare parlando.Parlare lavorando. Il linguaggio messo a lavoro nelle opere di Mauro Folci.)

Girato in pellicola super8 / Dvd 1’30”. 2009
La PENULTIMITÀ è un concetto che si avvicina alla fine, ma che continua a rimandarla in un processo di ripetizione differente: ancora una volta, non l’ultima, ma la penultima di un’ultima che si è affacciata all’orizzonte come possibilità estrema, ma differita e dislocata. La prospettiva del penultimo, o dell’esausto, mi permette una visione delle cose che non mi indica la fine come soluzione, ma assume la fine come prospettiva attraverso cui generare possibili inizi.[…]

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